ARTE
           
           
           
           

Luigi Monti, noto in terra bergamasca con lo pseudonimo di Monte, è nato a Stezzano nel 1928.

La sua fortuna nacque nel 1941 agli inizi della 2ª guerra mondiale, cioè dal momento in cui, tredicenne, frequentò l'Accademia Carrara in Bergamo. È stato allievo prediletto del grande Achille Funi, allora insegnante di affresco e direttore dell'Accademia di Brera (Milano). Per merito suo la carriera fu rapida sia nel disegno che nella pittura murale. Come suo aiutante e collaboratore ha eseguito nella sala del Consiglio Comunale di Bergamo affreschi di grande intensità e respiro; un busto di Torquato Tasso decora la Sala del Consiglio Provinciale, così come affreschi rifulgono nei Saloni della famiglia Meneghina di Milano, ed opere funerarie lo hanno portato a lavorare a Firenze, a Roma, a Milano e ad esprimere in molti monumenti ai caduti la propria partecipazione al dramma delle guerre.

Seconda fortuna fu l'avere come preparatore di architettura l'architetto P. Pizzigoni, che lo indirizzò alla progettazione di monumenti. Nel campo della scenografia ebbe i noti maestri Missiroli e Zappettini. Come preparazione culturale la poetessa Franzi e per la parte artistica Eva Tea. Nel campo storico il carissimo ed amatissimo don Natale Trussardi, prevosto di Stezzano dal 1947 al 1949; il professore don Calzaferri per il greco e il latino, infine il professor dottor Trimarchi per l'anatomia. Ha avuto moltissime soddisfazioni, premi e meriti. Ha collocato opere di pittura, scultura, mosaici, vetrate istoriate in vari luoghi come Siena, Pavia, Bergamo, Cuneo e Vigevano, negli Stati Uniti, Svizzera ed Inghilterra.

Nel 1982 gli è stato affidato il compito di riaffrescare nel santuario la cappella dell'Apparizione ristrutturata. L'interno della cappella, situata a destra del presbiterio, consta di tre vani comunicanti fra loro; parallela al coro vi è la nicchia dell'Apparizione, accompagnata dall'alto da un tripudio d'angeli che agitano un cartiglio con sopra scritto: Regina della preghiera.

Gli altri due scomparti sono coronati da sei lunette che sviluppano i temi della creazione dell'uomo e della donna, del peccato, della cacciata dal paradiso terrestre e del diluvio. Nei sei spicchi si trovano le figure di eroiche donne d'Israele, simboli della futura Madre del Redentore: Ruth, Agar, Giaele, Rachele, Ester e Giuditta. 

Nella prima parte di sinistra, avendo alle spalle il gruppo dell'Apparizione è rappresentata immaginosamente la vicenda secolare delle Apparizioni: la prima Apparizione della Madonna e la seconda alle due felici fanciulle e poi gli umili fedeli che vicini al pilastro che trasuda acqua godono delle grazie che vengono concesse. Due rappresentanti della gerarchia rilevano la straordinarietà del fatto e approvano la costruzione della prima e della seconda chiesa, l'attuale.

La seconda parete, sempre di sinistra, è una rappresentazione degli onori che la gerarchia e il popolo fedele hanno tributato e tributano alla Vergine che a Stezzano si è mostrata con la potenza della sua intercessione: nella corona dei sacerdoti l'artista ama ricordare papa Giovanni XXIII, raffigurato anche in un rilievo del busto all'entrata della sala ex-voto, quando da sacerdote, da vescovo e cardinale più volte sostò in preghiera al Santuario, i vescovi di Bergamo tra i quali mons. Adriano Bernareggi e i parroci benemeriti della parrocchia di Stezzano. I fedeli devoti implorano grazie: la mamma raccomanda il figliolo, la famiglia offre alla Madonna dei Campi i frutti della terra e il pio rosario a colei che è pure la Regina della Preghiera.

 
Angelo in vetro policromo
Ingresso chiesa
Assunta in vetro policromo
Vetrata della controfacciata
Angelo in vetro policromo
Ingresso chiesa


 

Ruth Agar Ester Giuditta
       
Giaele Rachele Angeli adoranti

 

Dio Padre Creatore Creazione di Adamo ed Eva Peccato originale
     
 
Cacciata dal Paradiso Diluvio universale

 

Storia del culto della Madonna dei Campi Incoronazione della Vergine e devozione
   
 
Lapide commemorativa raffigurante San Giovanni XXIII