Nato a
Gandino
nel
1845
in una famiglia di umili condizioni, terzogenito di Pietro Bernardo, di
professione sarto, e di Florinda Mazzoleni, cominciò i propri studi
presso le scuole del paese.
Ben presto i maestri si resero conto delle abilità
che il ragazzo possedeva nell’ambito del disegno, e si adoperarono
affinché il ragazzo potesse iscriversi ad una scuola che potesse
affinare le sue innate doti artistiche. Si optò per l’Accademia Carrara
di
Bergamo,
presso la quale era presente una scuola di pittura.
Grazie all’aiuto dello zio, don Lorenzo Loverini,
che perorò la causa del nipote presso la sede dell’istituto, e di
sussidi economici da parte sia del comune di
Gandino
che di un fondo messo a disposizione dalla locale famiglia Castelli,
poté iscriversi ai corsi dell’anno scolastico
1858-59
e trasferirsi nel capoluogo orobico.
Negli anni successivi cominciò a ricevere
riconoscimenti in ambito scolastico, tanto che nel
1869
iniziò ad esporre i suoi quadri all’ esposizione didattica
dell’Accademia, ricevendo ottimi giudizi.
Il suo primo dipinto, denominato
Il buon cuore,
esposto all’Accademia ricevette però giudizi contrastanti dai critici
d’arte del tempo.
Ben presto però il Loverini si segnalò nel panorama artistico, grazie a
numerose opere a sfondo religioso, ma anche ai numerosi ritratti
commissionatigli da esponenti di spicco della nobiltà lombarda.
La sua fama gli portò una sempre crescente
richiesta di affreschi e dipinti, sia in chiese ed edifici religiosi,
che in palazzi privati. Partecipò anche a parecchie esposizioni, tra cui
Milano,
Vienna
e
Londra,
con ottimi giudizi da parte della critica e dei commissari della
Accademia di cui faceva parte.
Nel
1880
sposò Domenica Orsola Piccinelli, dalla quale ebbe quattro figli.
Ben presto la vita familiare cominciò a
procurargli grandi drammi, dato che due dei quattro figli morirono in
tenera età, provocando in lui una grande crisi interiore. Il tutto
peggiorò quando, nel
1895,
venne a mancare anche la moglie.
Ma il successo era inversamente proporzionale alle
vicende familiari, tanto che nel
1899
ricevette il prestigioso incarico di professore e direttore dell’Accademia
Carrara.
Ricoprì tale ruolo fino al
30 giugno
1926
quando, ormai ottantenne e con problemi di salute, rassegnò le proprie
dimissioni. Non avendo una buona situazione economica alle spalle, gli
fu tributato un vitalizio dalla Accademia stessa, che gli garantì di
passare tranquillamente gli ultimi mesi della propria vita. Morì il
21 agosto
1929
a
Gandino,
suo paese natale, che gli tributò grandi onori. |
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Cupoletta centrale del deambulatorio Immagine d'insieme - al centro: Incoronazione della Beata Vergine Maria |
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