Nacque
a Clusone (Bg) l’11 giugno 1656 e morì a Brescia il 30 ottobre 1730.
Nella piccola Clusone ebbe le prime esperienze di disegno e venne guidato
inizialmente da un mediocre pittore del luogo di nome Dal Negro. Per
seguire migliori insegnamenti si spostò a Bologna. Il trasferimento fu
possibile grazie al fatto che poté fruire di una borsa di studio, essendo
la sua famiglia di misera condizione economica.
Negli
anni settanta fece dei viaggi di studio in Italia e certamente si recò a Roma nel
1679; probabilmente andò anche a Venezia dove risiedevano dei parenti e
sicuramente non restò indifferente all’opera di Tintoretto, di Maffei e
di Mazzoni. La sua attività prese avvio a Torino, dove non rimase a lungo
e di cui non si hanno testimonianze pittoriche. Si spostò in Francia tra
il 1682 e il 1685 e anche in questo caso mancano i riscontri di documenti
ed opere. Seguito dal fratello Ventura, meno dotato di lui alla pittura,
si fermò inizialmente a Grenoble dove eseguì diversi lavori alla
cattedrale. Proseguì poi per Parigi, dove lavorò per la corte reale. La
pittura di De La Tour lasciò impressioni profonde sul giovane pittore.
Cifrondi tornò a Clusone intorno al 1685 – 1686. Sicuramente
fondamentali per la sua pittura furono Luca Giordano, soprattutto negli
anni tra il 1667 e il 1683, a cui fece costantemente riferimento sia prima
che dopo il viaggio in Francia, e il Celesti per l’aspetto compositivo. Nel periodo giovanile Cifrondi preferì
la pittura muraria, per poi in età matura prediligere quella su tela. Il
frequente cattivo stato di conservazione delle opere su tela è dovuto per
la maggior parte dei casi alla velocità di esecuzione, caratteristica del
pittore, e la conseguente cattiva e sommaria preparazione delle mestiche e
delle imprimiture. La maggior parte delle opere murarie non furono
eseguite ad affresco, ma dipinte a tempera. Furono pochissimi i disegni
preparatori e i bozzetti, dato che Antonio Cifrondi abbozzava sulla tela
stessa, passando immediatamente all’esecuzione pittorica. Cifrondi si può
considerare un pittore completo, dato che utilizzò tutti i generi e quasi
tutte le tecniche pittoriche. Nel 1685 tornò a Bergamo e cominciò ad
avere una sempre più intensa committenza.
All’inizio
del secolo il pittore decise di farsi ospitare nel convento di S. Spirito
in Bergamo ed eseguì una larga produzione di dipinti. Di questi, sei sono
oggi conservati nella chiesa della Madonna dei Campi.
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