ARTE
           
           
           
           

Quarto figlio di Iacopo e di Elisabetta Merzari, nacque il 10 giugno 1557 a Bassano (Vi) e morì a Venezia il 15 aprile del 1622. Ancora giovanissimo collaborò nella produzione della fiorente bottega paterna insieme ai fratelli Francesco e Giambattista

Senza escludere contatti diretti col padre e frequenti soggiorni a Bassano, probabilmente dal 1584 il Dal Ponte prese residenza stabile a Venezia, ma la data sicura è quella del 1588. L'evolversi della pittura del Dal Ponte è rivelato da un abbondante numero di opere prodotte dopo la “Circoncisione di Rosà”.

Anche le prime prove autonome della ritrattistica del Dal Ponte rivelano come egli s'allontani dalle influenze del tardo manierismo veneziano e guardi invece agli esempi d'Oltreappennino.

Del 1590 circa è “l'Adorazione dei Magi” della Pinacoteca di Sansepolcro.

Dopo la morte del fratello  Francesco il Dal Ponte portò a termine il grande quadro con l'”Incontro di papa Alessandro III col doge Sebastiano Ziani” per la sala del Consiglio dei dieci nel palazzo ducale a Venezia, appena iniziato dal fratello stesso. Anche in quest'opera è notevole la cura dei ritratti. Un'altra tela con la “Moltiplicazione dei pani e dei pesci” (distrutta dalla guerra nel 1944), commissionata a Francesco dall'abbazia di Montecassino, fu eseguita totalmente dal Dal Ponte nel 1594.

Databili intorno al 1592 sono il “Carnevale” del Kunsthistorisclies Museum di Vienna e la “Resurrezione di Lazzaro” nella chiesa della Carità a Venezia, dipinto molto importante per comprendere l'arte del Dal Ponte, attento alle esperienze tardomanieristiche centroitaliane, specialmente per l'influsso di Federico Zuccari, attivo pochi anni prima nel palazzo ducale di Venezia.

Nel 1595 il Dal Ponte fu creato cavaliere dal doge Marino Grimani, di cui aveva dipinto un ritratto, e da allora usò firmarsi aggiungendo il titolo di "Eques".

Intensa fu l'attività del Dal Ponte verso la fine del secolo. Dopo il 1596 si pone il “Battesimo di Cristo” della chiesa dei catecumeni a Venezia e al 1598 circa si datano il “Martirio di sMartina” in S. Sisto a Piacenza e la pala di “SAntonino” nella chiesa di S. Corona a Vicenza. In queste tre ultime opere c'è un rifiorire del colore, come se i legami con il mondo artistico paterno non siano ancora del tutto recisi.

Nel primo quarto del Seicento troviamo nel fare artistico del Dal Ponte nuovi orientamenti, segni della profonda crisi che il pittore aveva subito.

Poco dopo la metà del primo decennio furono compiute le grandi tele nella chiesa di SS. Giovanni e Paolo. Del 1605 è l'”Ultima Cena” del Castello di Opočno. Nel 1610 il Dal Ponte eseguì il ritratto del “Doge Antonio Priuli”, ora nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, e intorno a questa data completò il disegno di una pianta di Bassano (Bassano, Museo civico) incominciato dal fratello Francesco.

Conosciamo molte date che si riferiscono all'attività del pittore in quest'ultimo periodo. Del 1615 o di poco posteriore risulta il “Ritratto del doge Marcantonio Memmo” (Padova, Museo civico); del 1616 quello di “Giovanni Bembo” (ora nei depositi del palazzo ducale). Il 3 luglio 1617 ricevette un pagamento per alcuni cartoni di mosaici eseguiti nella basilica di S. Marco da Lorenzo Ceccato e Giacomo Pasterini (Saccardo, 1896; Merkel, 1978). Dopo il 1619 si colloca il “Ritratto del patriarca Giovanni Tiepolo”, ora all'Accademia di Venezia, e nel 1620 alcune tele in S. Cassiano, dipinte soprattutto dagli allievi. La ritrattistica, specialità che il Dal Ponte aveva monopolizzato a Venezia e per la quale tanto lo lodano gli storici, a cominciare dal Ridolfi (1648), annovera nei primi due decenni del secolo dei capolavori: oltre a quello già citato di “Marcantonio Memmo”, si ricordano i ritratti di “Alvise Corradini”, rettore dell'università della lana di Padova (oggi in quel Museo civico), di “Lionardo Armano” (Monaco, Alte Pinakothek) e di “Fortunio Liceto”, professore dell'università di Padova.

 
 
L'adorazione dei pastori
Questo affresco si trova nel deambulatorio. Attribuito originariamente al Previtali invece stilisticamente è della scuola del Bassano